Da Saturno a Santa Claus

Come un masso precipita dal crinale di una montagna, in questo periodo dell'anno sembra che i giorni precipitino in un abisso verso il buio.

Dicembre appare prevalentemente come il primo mese di un lungo inverno, mentre in realtà rappresenta il momento di svolta che simboleggia il “rifiorire alla vita”, perchè quando l'oscurità sembra vincere sulla luce, l'avvento del solstizio di inverno – che ridà luce ai giorni – comunica che qualcosa sta per cambiare.


In Astrologia questo giorno corrisponde al passaggio del Sole dal Sagittario al Capricorno governati rispettivamente da Giove e Saturno.

Giove, comunemente considerato il grande benefattore, è principio di crescita, espansione, prosperità e buona sorte;

Saturno è spesso vilipeso perchè rappresenta la ragione “pura” senza impatti emotivi, simboleggia il dovere, la privazione, la logica, la capacità di concentrazione, la vecchiaia.


Comunemente definito il “gran malefico”, Saturno è in realtà il maggior artefice della nostra crescita morale e intellettuale.

Le più importanti prese di coscienza avvengono sotto il suo dominio perchè insinua in ognuno il processo di interiorizzazione e comprensione. È vero che nella Mappa Natale rappresenta il nostro limite, quell'ambito della vita dove si incontrano le maggiori difficoltà e dove c'è bisogno di maggior impegno, ma è anche vero che – a patto di non restar fermi nei propri errori e di compiere un profondo lavoro di autoanalisi – consente di progredire nel cammino evolutivo e diventare “invincibili”. 

Analizzato sotto un'ottica non convenzionale, Saturno appare come il vero dispensatore di doni, gioie e prosperità.

Non a caso il suo dominio comincia nel mese di dicembre, uno dei più "ricchi" dell'anno, non con riferimento ai doni che si fanno e ricevono a Natale o per le feste di fine anno, ma per il significato recondito che rappresenta.


In questo mese le ore di buio soverchiano quelle di luce, quando il clima rigidorende del tutto inefficace l’attività di semina, la Natura, "Madre Benigna", offre i suoi frutti più ricchi, fortificanti e nutrienti per dar modo all'umanità di sopravvivere e superare il periodo più freddo (chiaramente Madre Natura ha pensato alle sorti del suo figlio "genere umano" quando egli non aveva la possibilità di approvvigionarsi in altro modo se non con il lavoro dei campi).

In questo mese nel cielo è visibile la più splendente delle costellazioni, Orione, (con Betelgeuse e Rigel, stelle luminosissime!) che sembra sorgere proprio per dar più luce alla notte visto che il giorno perde forza – come affermava Manilio(autore latino del I secolo d.C.), riconoscendola come «la più potente delle costellazioni» e dicendo che quando Orione si leva, «la notte simula la luminosità del giorno e ripiega le sue ali scure».


In questo mese, e nonostante tutto l'inverno a venire, il Sole riprende lentamente possesso del suo tempo nelle giornate e la luce ricomincia ad avanzare scalzando gradualmente il buio dell'inverno.


Dicembre vede derivare il suo nome dal calendario Romano (era il decimo mese dell'anno nel loro calendario) venne consacrato a Saturno, divinità severa e intransigente ed anche protettrice delle campagne e dei raccolti.

La mitologia riporta che il Saturno dei Romani – Crono dei Greci – si rifugiò in Italia dopo che Zeus/Giove lo detronizzò cacciandolo dall'Olimpo.

Accolto nel territorio che oggi è il Lazio, Saturno inaugurò per quella terra un periodo prospero e felice, introdusse l’agricoltura e stabilì le prime leggi ad un popolo che viveva un po' allo stato brado, senza leggi e nutrendosi di ciò che trovavano in natura.

Per ricordare quella splendida “età dell'oro”, dove le genti erano felici e non c’erano differenze sociali, a questo Dio vennero dedicati i “ludi Saturnali” – festa religiosa che durava dal 17 al 23 dicembre.

Nei giorni dei Saturnali c’era la consuetudine di scambiarsi doni – candele, noci, datteri, dolci di miele –; le scuole restavano chiuse e il popolo, che svolgeva prevalentemente un lavoro agricolo, iniziava un periodo di riposo, in attesa della primavera.


Solo pochi giorni dopo, un'altra ricorrenza vedeva l'antica Roma in festa.

Istituito dall'imperatore Aureliano, il 25 si festeggiava il “Natali Soli Invicti” (la nascita del Sole invincibile) che commemorava il «Sole vittorioso».

Introducendosi nel tessuto della preesistente religione, il Cristianesimo sovrappone le sue alle feste pagane, e così avvenne per il Natale, festeggiato la prima volta nel 336 d.C..

La scelta del giorno 25, probabilmente proprio per dare una sorta di continuità alle consuetudini della popolazione, attinge direttamente alla celebrazione del “Soli Invicti”, dove Gesù nasce come nuovo ed eterno Sole venuto per illuminare il buio in cui risiedevano le coscienze.

E passare da questo grande dono fatto all'umanità ai doni che “Gesù bambino” portava ai piccoli, il passo sembra breve. 

In seguito sopraggiunge la leggenda di Santa Claus che si intreccia con tradizioni religiose e popolari di molte nazioni soprattutto del centro Europa, in particolare del Belgio e dell'Olanda, che raccontano di san Nicola - alias Santa Claus / alias Babbo Natale - (la cui festa è il 6 dicembre), che sopra un cavallo bianco o un asinello, portava doni ai bambini.

Santa Claus indossa abiti rossi simili a quelli di un vescovo, la mitra rossa diventa il berretto conico e rosso, il cavallo bianco diventa una slitta, ma l'anello di congiunzione più evidente – e per i bambini importante – è dispensare doni.

 

Quindi sembra che la funzione di dispensatore di doni ricoperta da san Nicola / Santa Claus, Gesù Bambino sia fortemente connessa con la cristianizzazione delle feste solstiziali dei Saturnali.

Saturno, dio che presiedeva al rinnovamento dell'anno, spegneva il passato e accendeva il futuro, era per i Romani il simbolo della “nostalgia di qualcosa che muore” ma anche “l'attesa di quel che verrà”. E forse oggi come allora rappresenta ancora l'attesa del ritorno di quell'antica età dell'oro di cui attendevano – e attendiamo – il ritorno.

Angela