Capricorno - il Mito
Il mito del Capricorno arriva da una cultura ancora più antica di quella greca. Caldei e Babilonesi lo descrivevano come una capra con la coda di un pesce perchè la leggenda raccontava di una capra che, per sfuggire al mostro Tifone, scivolò nel Nilo e la parte posteriore che finì sotto l'acqua prese la forma di un pesce, mentre la parte superiore mantenne la forma di capra.
Il mito greco fa riferimento alla nascita di Zeus-Giove, figlio di Crono-Saturno, figlio di Urano.
Urano – il cielo – genera con Gea – la terra – numerosissimi figli che venivano sistematicamente buttati nel Tartaro perchè un antico oracolo sentenziò che uno di loro lo avrebbe spodestato. Questo finchè Gea, stanca di questa strage, chiede aiuto al loro figlio Crono che evira il padre, libera i fratelli, lo spodesta e diventa re.
Ma anche Crono (Saturno) è destinatario di una analoga profezia, perciò ricalcando le orme del padre, elimina i suoi figli, ma memore dell'esperienza che lo ha visto protagonista vincente, invece di buttarli nel Tartaro, li ingoiava non appena la consorte Rea li partoriva. Così Rea per salvare il suo ultimo figlio, scese sulla terra nell'isola di Creta per partorirlo e lo affidò alle ninfe che lo nutrirono con il latte della capra Amaltea – che significa “la nutrice”
Una volta adulto Zeus-Giove andò dal padre, lo costrinse a bere un emetico che gli fece vomitare dapprima la pietra che Rea gli aveva aveva dato al posto suo e poi tutti gli altri figli e lo cacciò dall'Olimpo. Quindi salì sul trono e cominciò il suo regno.
Fra le varie versioni che parlano del motivo per cui la capra Amaltea venne posta in cielo nella costellazione conosciuta come il Capricorno c'è quella secondo cui, dopo aver nutrito e cresciuto Giove con grande amore, Amaltea muore per salvarlo, perchè egli indossando la sua pelle sarebbe diventato invincibile. In segno di gratitudine, il Dio la pose nella costellazione del Capricorno trasformando uno dei suoi corni in cornucopia – da allora simbolo di ricchezza e abbondanza.
Il Capricorno è fortemente legato al mito di Saturno, che è il suo governatore sia exoterico che esoterico.
Nella cultura romana, dopo la cacciata dall'Olimpo, Saturno giunge in una regione italica dove trascorre un lungo periodo di isolamento e dolore che lo trasforma in un re buono che governava con saggezza ed equilibrio, prendendosi cura della prosperità delle sue genti alle quali insegnò l’agricoltura e l’arte di costruire le città. Questa epoca del suo regno viene ricordata come la mitica “Età d'Oro” dove c'era una primavera costante, tutti potevano godere dell'abbondanza di prodotti della terra e gli uomini vivevano in armonia.
Quindi, per i Romani, Saturno è il Dio civilizzatore che insegna la coltivazione della terra. A lui vennero consacrate le feste dette “i Saturnali” che venivano celebrate dal 17 al 23 dicembre.
Interpretazione del mito
Il Mito del Capricorno collega tre generazioni di Dei ed è chiaramente legato alla figura del Padre.
a) Con Urano ricorre il tema del sacrificio del re (padre) che assicura la fertilità del
raccolto: Urano che feconda la terra con il suo sangue, quello che cade su di essa a causa della
castrazione subita.
Questo assioma determina il principio alchemico della trasformazione del piombo in oro, cioè la trasformazione del duro lavoro nel raccolto - “l'oro delle terra”.
L'immagine di Crono / Saturno è duplice e antitetica:
b) se in Grecia Crono è cupo, solitario e afflitto dalla detronizzazione ad opera del figlio;
b1) nel territorio Italico Saturno è un re benevolo, protettore dell’agricoltura, costruttore di città e di ciò che c'è di più stabile nella vita dell’uomo.
c) L'invincibilità di Giove è dovuta al vello della sua (d) capra nutrice – Amaltea – che si sacrifica, dimostrando la più assoluta dedizione.
La personalità del Capricorno rispecchia i significati occulti del Mito:
a) la castrazione degli istinti più bassi e abietti –
Urano;
b) il tempo che soffoca e demolisce i sogni, ma che contemporaneamente guarisce le ferite – Crono;
c) la giustizia che ristabilisce l'ordine – Giove;
d) lo spirito di sacrificio che è indispensabile per elevarsi e migliorarsi – Amaltea;
b1) la purificazione che passa attraverso l'espiazione al fine di innalzarsi verso le più alte “vette” - Saturno.
Altri elementi simbolici trovano riscontro nelle personalità caratterizzate da forti note “capricorniane”:
la capra, nota per la resistenza fisica che consente di vivere negli ambienti più ostili per la capacità di percorrere i sentieri più impervi;
in corrispondenza con la stagione, nell'apparente riposo invernale il “seme”, sepolto nel buio della terra è da essa stessa protetto dalle intemperie che possono essere fatali per la sua sopravvivenza;
l'aiuto della ragione=Saturno= difende dalle avversità quando è sorretta dalla forza di decisione pratica =Urano=.
L'ingresso del Sole nel segno Capricorno coincide con il Solstizio di inverno.
La notte del 21 dicembre è la più lunga dell’anno, e nel periodo in cui la luce e il calore del Sole diminuiscono – contrariamente a ciò che avviene nei segni della primavera ed estate dove prevale la forza della materia sulla Spiritualità, si sopiscono impulsi, desideri ed istinti (molti animali vanno in letargo, molte piante perdono le foglie altre si seccano) – il “mondo” interiore e spirituale si esprime senza condizioni e mediazioni.
Il Capricorno simboleggia l’astrazione massima, il distacco supremo da istinti e passioni; quel passaggio dalla «Forma» alla «Sostanza» che esotericamente rappresenta l'ultima tappa del ciclo evolutivo, indicato come “la Porta dello Spirito” la soglia che l'Anima varca alla fine del suo ciclo di reincarnazioni per accedere al mondo dello Spirito.
Il Governatore
Saturno
Saturno – Cronos per i greci – era il più giovane fra i Titani, figlio di Urano e Gea. Il suo è uno dei miti più complessi.
Come è noto, Urano ricacciava nel Tartaro tutti i suoi figli dopo la loro nascita, e tutto rimaneva immobile, immutabile. Questo stato perdurò finchè, dietro la richiesta della madre Gea, Cronos/Saturno evirò il padre impedendogli di continuare a procreare, liberando i suoi figli dal Tartaro e prendendo il suo posto nel governo dei cieli.
In questo modo Saturno per necessità imposta dal fato, punisce brutalmente il padre Urano.
Quello fu l'evento che cambiò l'ordine precostituito delle cose che da quel momento cominciarono a cambiare, ad evolvere; quello fu il momento in cui la staticità lasciò il posto al «Tempo».
Purtroppo Saturno seguì le orme del padre, anche se con modalità diverse, ingoiando tutti i figli avuti da Rea per paura di essere spodestato da uno di loro, come gli era stato predetto.
Ma il destino è ineluttabile e ciò avvenne per mano del figlio Giove che sopravvisse dopo la nascita e in età adulta gli fece bere l'emetico che lo indusse a vomitare tutti i suoi figli e lo cacciò dall'Olimpo.
Saturno vagherà sulla terra e l'espiazione lo porterà a diventare dispensatore di saggi insegnamenti agli uomini.
Nella cultura romana, dopo essere stato spodestato e cacciato, Saturno si rifugiò in una regione italica dove trascorse un lungo periodo di isolamento e dolore, al termine del quale si trasformò in un re buono che governava con saggezza ed equilibrio prendendosi cura della prosperità delle sue genti alle quali insegnò l’agricolturae l’arte di costruire le città. Quella era l' “Età aurea” descritta anche da Esiodo nel suo poema “Le opere e i giorni”: «Gli dei immortali … fecero una stirpe aurea di uomini mortali, che vissero al tempo di Crono. Essi vivevano come numi, senza dolori, senza fatiche, senza pene. Non gravava su di loro la vecchiaia … si rallegravano in conviti in assenza di ogni male … avevano ogni sorta di beni: la terra fertile produceva spontaneamente frutti ricchi e copiosi. Benevoli e pacifici, abitavano nelle loro terre ricchi di greggi e amati dagli dei beati(Le opere e i giorni, 109 ss., trad. di G. Costa).»
La trasposizione alchemica di Saturno è l'Opera al Nero – la Nigredo – manifestazione della decomposizione, la putrefazione che distrugge la vecchia natura e la vecchia forma dei corpi in decomposizione, li trasmuta in un nuovo stato dell’essere per dar loro un frutto completamente nuovo. Tutto ciò che vive, muore; tutto ciò che è morto si putrefà e trova nuova vita.
I Glifi
Glifo del Capricorno:
Fra i 12 glifi rappresentativi dei segni zodiacali, quello del Capricorno è il più criptico, in esso non è identificabile un significato preciso e per questo motivo viene chiamato “la firma di Dio”
Il glifo – che viene raffigurato in due modi diversi – può essere la rappresentazione stilizzata della creatura mitologica metà capra e metà pesce che identifica il segno: due animali di diversa natura che si fondono dinamicamente come gli elementi che rappresentano, Terra e Acqua.
Terra (capra) – che rappresenta la parte materiale e conscia;
Acqua (pesce) – che rappresenta l'inconscio, le profondità sconosciute dell'Anima, il divino verso cui l'Uomo tende e con cui si ricongiungerà.
Glifo di Saturno
In antitesi, ma anche a complemento del simbolismo di Giove (l'anima elevata al di sopra della croce della materia, ♃ ), il glifo di Saturno è graficamente l'opposto – ♄– e rappresenta la croce della materia elevata oltre l'Anima; insegna che deve essere data forma e contorno ai desideri dell'anima entro i limiti dell'esistenza nello spazio e nel tempo.
Inoltre, in consonanza agli attributi che il dio Saturno assimilò durante il suo esilio dal regno del Cielo che lo trasformò in un dio saggio e datore di prosperità, il suo simbolo ricorda una falce messoria – falcetto dalla lama ricurva utilizzato in antichità per la mietitura a mano del grano.