Scorpione - il Mito
Nella tradizione greca lo Scorpione è legato al mito di Orione.
Sono varie le versioni su questo mito e tutte parlano di azioni di cui è protagonista Artemide dea della caccia.
Una racconta che Orione, che era un gigante cacciatore, si vantava con Artemide di essere in grado di
poter uccidere qualsiasi animale sulla terra.
Questa affermazione indispettì Gea (la Terra)
che, indignata per la sua presunzione, fece uscire uno scorpione da una spaccatura del terreno che lo punse e uccise;
successivamente venne resuscitato dal guaritore Esculapio.
Una variante di questo racconto parla di Orione che - dotato di una forza e una ferocia smisurate - si vantava del fatto che non esisteva fiera o belva che potesse sfuggirgli. Un giorno l'impeto quasi oltraggioso con cui Orione fece strage di animali nel bosco indignò la madre Gea e Artemide dea della caccia, le quali decisero di punirlo mandandogli contro un piccolo ma velenosissimo scorpione.
Orione quando lo vide rise di lui e della sua insignificante mole, ma lo Scorpione lo punse a morte. Quando il gigante era ormai disteso a terra, incredulo ed agonizzante, Zeus si commosse e
trasformò i due protagonisti del duello in stelle: nacquero così le costellazioni di Orione e dello Scorpione, nemiche giurate anche sulla volta celeste dato che quando sorge la prima di inverno
tramonta la seconda e viceversa nella stagione estiva.
Infatti, quando lo Scorpione sorge ad est, Orione, ucciso, tramonta ad Occidente; mentre, quando Orione si alza ad est, lo Scorpione, schiacciato da Esculapio (raffigurato nella costellazione dell’Ofiuco), tramonta ad ovest.
Un'altra storia parla del tentativo di violenza che Orione commise nei confronti di Artemide/Diana.
Qui lo Scorpione appare come il vendicatore della dea che liberò pungendo Orione al tallone, per questo motivo e per premio di riconoscenza fu trasformato in costellazione.
Ma questo mito è anche legato ad una delle dodici fatiche di Ercole che rappresenta il viaggio che l'Uomo compie nella “Vita” e che lo porterà alla liberazione.
L'unico aiuto a cui può attingere Ercole sono i “consigli” che il Maestro gli fornisce di volta in volta e, quando
si appresta ad affrontare la sua ottava fatica, egli gli disse: “Un solo consiglio posso darti:
Noi ci eleviamo inginocchiandoci, conquistiamo arrendendoci, guadagniamo
donando”.
Il mito racconta che a Lerna c'era una palude di melma fetida e di sabbie mobili e in una caverna viveva una bestia mostruosa con il corpo di serpente e con nove teste.
Questo mostro era invincibile perchè delle nove teste una sola era immortale mentre le altre, anche se venivano mozzate, ricrescevano sempre.
Perciò l'impresa era difficile perchè l'Idra stava sempre rintanata nelle acque maleodoranti e per stanarla Ercole immerse le sue frecce nella pece infuocata e le fece piovere direttamente nell’apertura della caverna dove era la bestia. Ne seguì confusione ed agitazione.
L’idra si sollevò minacciosa con le sue nove teste sbuffanti di fiamme. La coda squamosa sbatteva furiosamente l’acqua limacciosa schizzandola su Ercole. Il mostro era orribile e si ergeva in tutta la sua altezza lanciandosi contro di lui e cercando di avvolgerne i piedi.
Egli fece un balzo e assestò un colpo così potente su una delle teste che la staccò nettamente. Ma non appena quell’orrida testa cadde nel pantano, subito ne crebbero altre due al suo posto.
Ercole continuava ad attaccare il mostro che però ad ogni assalto, invece di indebolirsi, diventava sempre più forte. A quel punto capì che l'azione di forza che non serviva e, ricordando il consiglio del Maestro, si inginocchiò, afferrò l’idra con le sue nude mani e la sollevò in alto.
Sospesa a mezz’aria la sua forza diminuiva. Rimanendo in ginocchio Ercole tenne l’idra al disopra della sua testa affinché l’aria purificatrice e la luce potessero avere il loro effetto.
Il mostro, forte nell’oscurità e nel fango del pantano, perse subito il suo potere non appena fu investito dai raggi del sole e dal contatto del vento. Si scuoteva convulsamente e tutto il corpo era attraversato da fremiti.
Ma il suo dimenarsi divenne sempre più debole finché la vittoria fu completa. Le nove teste avvizzirono, poi con occhi vitrei e con un ultimo rantolo si accasciarono riversandosi in avanti. Ma solo quando furono completamente prive di vita, Ercole si accorse della testa mistica che era immortale. Mozzò allora quest’immortale testa dell’idra e la seppellì sotto una roccia.
Interpretazione del mito
Il mito di Ercole e dell'idra di Lerna parla del continuo tentativo che l'umanità deve fare per andare oltre il piano emotivo e utilizzare il piano mentale.
Ogni testa dell’Idra rappresenta un problema che tormenta l’uomo che cerca di raggiungere l’auto-dominio.
Tre di queste teste rappresentano i desideri associati al piano fisico, sesso, benessere e denaro. Altre tre, legate al piano emotivo, sono la prova della paura, dell’odio e dell’ambizione. Le ultime, legate al piano mentale inferiore, sono la prova dell’orgoglio, della separatività e della crudeltà.
Attraverso questa prova Ercole impara a trasmutare il desiderio e supera la prova dando potere a tre qualità: umiltà, coraggio e discriminazione:
• l'umiltà per riconoscere le sue manchevolezze: infatti, dopo aver capito che non serviva a nulla combattere come stava facendo, si inginocchia;
• il coraggio per attaccare il mostro;
• la discriminazione per scoprire la tecnica per sconfiggere il mostro.
Questa prova offre all'uomo le possibilità per andare oltre il piano emotivo.
Ercole invece di agitarsi tra le acque e scagliare colpi a vuoto, porta il suo problema – l’Idra – verso una dimensione più alta.
La testa immortale viene seppellita sotto una roccia.Il senso è che l’idra – il "problema” di Ercole – si annida nei più oscuri recessi dell’inconscio, dimora dei desideri e pensieri prodotti dalla natura inferiore.
Si tratta di istinti che non vanno inibiti, né esercitati senza freni, ma sublimati per utilizzarli in modo positivo.
È la raffigurazione del fatto che bisogna portare all'attenzione della mente cosciente gli aspetti più infimi, gretti, “melmosi”, affrontarli, guardarli in faccia, analizzarli e trasformarli.
Infatti Ercole si inginocchia e compie un atto di umiltà dove riconosce i propri limiti – quindi i difetti;
solleva l'idra portando alla luce il suo lato scuro e permettendo che questo venga purificato dalla luce dell'Anima per riuscire a raggiungere il pieno dominio della personalità.
Il messaggio trasmesso da questo mito dice che la personalità non è un aspetto esecrabile dell'Uomo, non è la parte negativa; tutto dipende da come viene usata.
È responsabilità del singolo se farsi soggiogare dalla parte di sé o se elevare la sua vita verso la dimensione spirituale.
I Governatori
Allo Scorpione, da sempre governato da Marte, è stato attribuito anche il governo di Plutone dopo la sua scoperta .
Governatore: Plutone
La mitologia greca assegnava ad Ade (Plutone dei romani) il regno dei defunti. Il suo dominio si trovava al di là dello Stige ed era presidiato da creature mostruose fra cui il demone della morte (Thanatos), del sonno (Hypnos), della morte violenta nei campi di battaglia (Keres), della violenza della tempesta (Arpie), del rimorso e della maledizione divina (Erinni).
Per reciprocità Ade era anche dispensatore di ricchezze, quelle nascoste nel cuore della terra. Nel mondo Romano divenne Plutone (dal greco "plutos=ricchezza") e quindi venerato come distributore delle ricchezze celate nel cuore della terra.
L'energia e la vibrazione di Plutone distruggono, purificano, rinnovano.
La sua forza si esprime nel profondo, nell’occulto, lontano dalla luce, nella scoperta dell’inconscio, del misterioso, del segreto.
È anche il pianeta della creatività e il suo influsso sulla personalità rende l'individuo ambizioso, geniale, indipendente, ribelle, brutale, distruttore, auto-distruttore.
Le sue emanazioni sono sia negative che positive perchè distrugge e fa rinascere.
Nel mito di Plutone si ritrovano tutti gli aspetti della natura dello Scorpione, per questo motivo, dopo la sua scoperta nel 1930, gli astrologi gli assegnarono il governo diurno di questo segno.
Governatore Exoterico: Marte
Marte viene ancora ritenuto governatore del segno. Naturalmente non è più il Marte solare, impetuoso, avventato e violento del segno dell'Ariete, quello che affronta gli eventi travolto dalle passioni e desideri.
In Scorpione, Marte assume un'indole guardinga, è diffidente, sospettoso, capace di mettere in atto le più raffinate strategie per raggiungere il suo scopo.
Se Marte–Ariete parte a testa bassa, spesso senza riflettere sicuro di demolire ogni muro che rappresenta un impedimento, rischiando probabili collisioni; Marte–Scorpione studia attentamente, investiga, analizza e poi decide di aggirare l'ostacolo o di passare sotto il muro che in questo caso non demolisce a testate.
Governatore Esoterico: Marte
Tutte le lotte sostenute durante il percorso lungo la ruota della vita – partendo dall'Ariete dove l'Umanità ha preso coscienza della manifestazione fisica o incarnazione – culminano in Scorpione dove il “discepolo” deve dare prova della forza, del carattere e della qualità che ha sviluppato durante il suo cammino.
Quindi Marte, che in Ariete ha iniziato la battaglia fra le dualità che costituiscono l’uomo, gli opposti che entrarono in rapporto fra loro; in Scorpione presiede la vita interiore, la lotta infuria e in questo caso Marte governa non solo il corpo fisico ma l’intero veicolo della forma., avvalorando il significato del moto esoterico dello Scorpione: “Sono il guerriero e dalla battaglia emergo trionfante”.
I Glifi
L'ideogramma del segno è ...uno Scorpione, le cui caratteristiche sono affini alla personalità dei nativi di questo segno.
È uno degli animale più antichi della terra. Ha un esoscheletro che lo protegge e del quale si libera dopo averne ricostruito un altro; è un animale notturno, molto robusto, riesce a tollerare lunghi periodi di digiuno e condizioni climatiche estreme. Ciò che lo rende unico in natura non è tanto il veleno mortale del suo pungiglione, quanto il fatto che, in caso di estremo pericolo, lo usa per uccidere se stesso.
Così chi nasce sotto forti influssi di questo segno è incentrato su tutto ciò che non è evidente: ciò che è nascosto, il mistero, l'indagine, la psicologia. È affascinato dal pericolo, niente è ritenuto eccessivo, non ha limiti. È la persona delle “emergenze” e in situazioni molto critiche e di alta tensione, quando tutti cedono sopraffatti dalla catastrofe, è perfettamente in grado di restare lucida e affrontare l'ostacolo nel modo migliore.
Il glifo del Segno ricorda – come quello della Vergine – una M con una differenza piccola ma sostanziale: mentre la M Vergine ha l’ultima arcata ripiegata all’interno – indicativa dell’autodisciplina, a volte della autorepressione, dell'introspezione e interiorizzazione), la M Scorpione ha l'ultima arcata rivolta all’esterno, chiusa da una punta = = indice di estroversione, una sorta di freccia che indica la proiezione, l'esteriorizzazione, l'energia; in senso evolutivo corrisponde alla focalizzazione delle forze per produrre l'interiorità nell'esterno.
È il simbolo della trasformazione che crea la vita dalla morte.
Esistono due glifi che rappresentano Plutone, uno è composto da una P e una L che sono le iniziali dell'astronomo Percival Lowell che per primo suppose l'esistenza di questo pianeta;
l'altro è composto dalla croce della materia che fa da base ad un semicerchio aperto -che rappresenta l'Anima- e che contiene un piccolo cerchio -dello spirito- ad indicare come lo spirito deve dominare la materia, attraverso la mediazione dell’anima.
In realtà l'Umanità è ancora lontana da questa concezione, perciò si può dire che questo è un simbolo che vuole essere e servire da monito, o meglio, da sprone affinchè la materia elemento indispensabile alla manifestazione che collega alla terra, ha anche la funzione di sostenere l'Anima, la quale racchiude il piccolo cerchio dello spirito a cui l'Umanità deve protendere.